La bioflocculazione è la formazione di fiocchi gelatinosi di
pochi mm di materiale organico presente in sospensione.
L’aggregazione di questi flocculi è probabilmente favorita
dalla carica elettrica superficiale delle molecole organiche molte delle
quali di natura colloidale e dalla presenza di forme batteriche
filamentose che costituiscono una vera e propria armatura interna dalla
quale dipende la coesione del flocculo. Le forme batteriche presenti
sono varie e selezionate di volta in volta a seconda del tipo di refluo
e di condizioni globali presenti nella vasca; la biomassa attiva nel
flocculo varia dal 10 al 40% sul totale di materia secca. I flocculi se
ben formati sedimentano e vanno a formare il cosiddetto fango attivo che
si deposita sul fondo e viene posto in ricircolo consentendo una
progressiva degradazione della sostanza organica in esso presente.
All'uscita dalla vasca di ossidazione il liquame viene immesso nella
vasca di sedimentazione finale, nella quale si ottiene la separazione
dei fiocchi biologici dalla parte liquida depurata che viene inviata
agli eventuali trattamenti terziari (prevalentemente filtrazione,
disinfezione) da individuare in relazione al recapito finale.
Le più recenti soluzioni impiantistiche prevedono anche la
degradazione di altri nutrienti (N e P).
L’azoto si trova nei liquami prevalentemente sotto forma di
ammoniaca: inizialmente combinato nelle molecole di varie sostanze
organiche complesse, che sono componenti fondamentali delle cellule
degli organismi viventi; la trasformazione avviene per ossidazione per
via biologica e degradazione di queste sostanze, con conseguente
solubilizzazione in ammoniaca. L’azoto ammoniacale viene
successivamente ossidato, sempre per via biologica, a
“nitriti” ed ulteriormente ossidato a “nitrati”,
secondo il seguente schema semplificato:
C5H7O2N
(sostanze organiche) +O2
--> NH3 (ammoniaca) + CO2 + H2O
NH3 (ammoniaca) + O2
--> NO2 - (nitriti) + H2O NO2
(nitriti) + O2
--> NO3 - (nitrati)
Queste reazioni avvengono nel bacino di ossidazione ad opera di ceppi
batterici specifici (Nitrosomonas e Nitrobacter) utilizzando
l’ossigeno disciolto disponibile in vasca, introdotto mediante un
idoneo sistema.
Nel processo di trasformazione aerobico dell’azoto si assiste alla
conversione dello stesso dalla forma ridotta di azoto ammoniacale alla
forma ossidata di azoto nitrico. Quest’ultimo può essere
presente nell’effluente finale in una concentrazione limitata e
quindi dovrà subire un’ulteriore trasformazione.
Allo scopo viene prevista una fase di denitrificazione in vasca
anossica, nella quale numerosi ceppi batterici specializzati fissano
l’ossigeno presente nella molecola dei nitrati utilizzandolo per
fabbisogni endogeni inerenti la metabolizzazione delle sostanze
organiche; infatti questi ceppi (eterotrofi) sono aerobi facoltativi,
ossia se nell’ambiente circostante vi è presenza di
ossigeno disciolto lo utilizzano direttamente, mentre in caso di anossia
possono utilizzare l’ossigeno presente nei nitrati.
Questa fase, con lo scopo di accelerare le cinetiche di reazione e di
conseguenza i volumi necessari, viene solitamente realizzata a monte del
comparto di ossidazione-nitrificazione, e per tale motivo viene definita
pre-denitrificazione.
Il controllo del
fosforo scaricato dagli impianti di trattamento
comunali ed industriali dell'acqua reflua è un fattore chiave
nella prevenzione dell'
eutrofizzazione delle acque superficiali.
Le acque reflue municipali possono contenere da 5 a 20 mg/l di fosforo
totale, di cui 1-5 mg/l sono organico ed il resto è
inorganico.
La rimozione dei fosfati è attualmente realizzata principalmente
tramite precipitazione chimica con l'aggiunta di un coagulante, in cui i
prodotti chimici sono alimentati direttamente nella vasca di aerazione o
prima di essa.
Gli ioni metalli multivalenti più comunemente usati sono il
ferro e l’
alluminio.
La continua ricircolazione del fango, insieme ai processi di
adsorbimento e di coagulazione-flocculazione dovuti al fango attivo,
permettono una riduzione del consumo chimico.
In definitiva il risultato che si ottiene con un impianto a fanghi
attivi è l'
eliminazione della sostanza organica biodegradabile
mediante trasformazione in materiale inerte e in una soluzione
fangosa concentrata di sostanza organica che deve essere sottoposta ad
ulteriori trattamenti prima dello smaltimento finale.
Lo schema impiantistico prevede:
- Una sezione pretrattamenti (eventuali);
- Una vasca di denitrificazione;
- Una vasca di nitrificazione e biossidazione del carbonio;
- Un circuito di ricircolo (fanghi e miscela aerata) e di
allontanamento della biomassa di supero;
- Adeguati sistemi di miscelazione ed aerazione;
- Un comparto per la separazione dei fanghi dalle acque
"depurate".
Applicazioni
- Trattamento acque reflue domestiche ed urbane;
- Trattamento acque reflue industriali:
- Industrie agroalimentari;
- Industrie cartarie;
- Industrie tessili;
- Industrie conciarie;
- Industrie chimiche e farmaceutiche;
- Industrie petrolifere e petrolchimiche;
- Industrie metallurgiche e minerarie;
- Agricoltura e zootecnia.